Intervista

1' domanda: ci siamo conosciuti quasi casualmente (sottolineo il quasi) e siccome sono convinto che molte situazioni non nascano per caso... Questo ci ha consentito di incrociare i nostri interessi... Cominciamo con le domande: sono da sempre affascinato da questi suoni avvolgenti, ipnotici; avete creato questa nicchia di conoscenza ed approfondimento musicale che racchiude per alcuni aspetti la Storia dell'India. L'ascolto della musica, l'ascolto di noi stessi, l'aiuto alla meditazione...un fermarsi e riflettere... Dopo questa mia lunga premessa a voi la parola, volete introdurci nel magico mondo delle sonorità Orientali in genere ed Indiane in particolare...

 

Per noi è una gioia condividere anche solo qualcosa della nostra ricerca. 

Grazie per questa opportunità.

Il nostro duo nasce da un’aspirazione comune, quella di andare all’origine, all’essenza del fatto musicale. 

Nelle tradizioni musicali classiche d’Oriente, dall’Asia centrale all’Estremo Oriente, è ancora visibile un filo ben evidente che porta all’origine. In Occidente esiste, ma è più difficile da scorgere. 

Questo filo nel mondo classico orientale non si è mai spezzato e la musica non è concepita come una forma d’intrattenimento ma come veicolo di conoscenza spirituale.

In questa concezione attraverso la pratica della musica si può comprendere l’essenza del cosmo e la collocazione dell’uomo nell’universo.

La musica in queste tradizioni, non è uno specchio della società, non è uno specchio dell’io individuale dell’artista, ma è una testimonianza di un altro mondo che è non-due con questo.

La musica è quindi una cosa seria ma non seriosa.

Perché tutto questo prenda veramente corpo, il musicista deve dimenticarsi degli scopi supremi della musica, deve dimenticarsi della sua formazione, dei suoi raggiungimenti, deve cioè in definitiva dimenticarsi di se stesso.

Una dimenticanza che coincide con una leggerezza gioiosa, sincronica con la vita e il suo fluire.

Lo studio che si fa di questo problema – la dimenticanza del musicista, la dimenticanza del meditante – è la meditazione.

 

2' domanda: una domanda specifica ad Akshan: spiega per quanto possibile la complessità nel suonare il sitar...

 

Posso dirti che la complessità per me è nel mio approccio allo strumento.

Vale a dire, partendo da uno studio classico, rigoroso dello strumento assieme al mio Maestro di sitar Jagdeep Singh Bedi,

volgere lo strumento verso una direzione inedita, contemporanea.

Un esempio di questo approccio si può sentire in Ku V, una composizione ciclica per 3 sitar registrata sul CD Ku.

 

3' domanda: proponete una musica Indiana moderna, spesso chi viene ad ascoltarvi è pronto a queste sonorità, a questo genere musicale che crea coinvolgimento. E' difficile descrivere un suono... certo è che la musica che proponete è "avvolgente" ed è come se ti facesse scivolare in un mondo onirico... Che risposta avete da chi viene a sentirvi.

 

Negli anni abbiamo osservato che spesso non ci sono vie di mezzo nelle risposte degli ascoltatori.

E’ qualcosa che non dipende dalla preparazione a questa musica o da fattori culturali, ecc., ma forse più semplicemente da una disponibilità ad aprirsi e ad abbandonare le aspettative.

Tuttavia anche quando questa apertura sembra non esserci, non è detto che nulla accada.

E’ come se la musica avesse la capacità di gettare un seme nella parte più profonda di noi stessi.

E’ qualcosa che subito non cogliamo, ma che all’improvviso, anche molti anni dopo può aprire l’essere verso territori inesplorati.

In generale, però è abbastanza certo che non offriamo molti appigli ai nostri ascoltatori, vengono subito immersi in una dimensione armonica sostenuta atemporale e minimalista.

 

4' domanda: spiegateci qualcosa degli strumenti musicali che utilizzate alle vostre rappresentazioni...

 

Nella nostra ricerca musicale utilizziamo esclusivamente strumenti acustici.

Nessuna strumentazione elettronica viene impiegata.

Ci interessano le vibrazioni sonore prodotte dagli strumenti acustici, di come queste entrano in risonanza con il corpo umano,

il loro effetto sulla mente e la loro relazione con l’ambiente circostante.

Gli strumenti antichi sono poi ricchi di armonici e gli armonici ci informano di una rete di relazioni, proporzioni, ritmi e armonie che riflettono l’ordine dell’universo.

In India gli strumenti musicali sono sacri, ci si inchina ad essi prima di suonarli, e per esempio, non li si scavalca mai quando sono su un tappeto.

A un livello molto profondo diventano un prolungamento del nostro corpo.

Noi utilizziamo strumenti diversi a seconda del programma scelto per un concerto.

Principalmente però i nostri strumenti sono il violino, il flauto basso in do, il flauto bansuri, il dilruba, lo zither, le tibetan bells, una coppia di shruti-box e la tanpura.

Abbiamo un sito, pensato anche per dare informazioni utili ai nostri ascoltatori. 

Prima di un concerto elenchiamo gli strumenti che utilizzeremo e sul sito si possono trovare le informazioni di base su quegli strumenti.

 

5' domanda: è un'esperienza affascinante assistere ad un vostro concerto, invito gli amici Karina ed Akshan, se avranno piacere comunicarci eventuali date e sarà mia premura pubblicarle su emmebyrock...

pensavo anche collegare emmebyrock al vostro sito per creare una linea diretta (come faccio con i siti amici), che ne dite; uniamo i rispettivi lettori...

 

Ci sembra una bellissima idea e diamo tutta la nostra disponibilità.

 

6 '  domanda:  qualche altra curiosità, Akshan mi raccontava dei suoi viaggi in Oriente, anche alla ricerca di strumenti musicali... qualche aneddoto capitato in quello sterminato continente...

 

Nel 1996 mi trovavo in India per una serie di concerti con il mio Maestro di santur Pandit Bhajan Sapori.

In India gli ascoltatori partecipano intensamente ad un concerto, con un totale coinvolgimento di mente e corpo,

spesso li vedi dondolarsi fluendo con il ritmo della musica o con uno sguardo estatico pronunciare esclamazioni partecipative.

In quell’occasione ebbi modo di capire che l’attenzione, il coinvolgimento totale degli ascoltatori sono parte integrante in una esecuzione musicale.

E’ come se gli ascoltatori diventassero uno strumento musicale la cui parte è fondamentale all’insieme.

Quello che si crea è un unico campo che unisce ascoltatori e musicisti.

Alla fine poi, al punto più alto, anche il musicista diventa ascoltatore, e rimane solo la musica.

 

7' domanda: infine avete da comunicare qualche novità per il futuro, concerti, eventi particolari...

 

Nel passato, soprattutto Akshan si è dedicato a lungo alla registrazione e a composizioni realizzate specificamente per essere incise su CD.

Anche Karina in Germania ha inciso con ensemble di musica da camera.

Adesso il nostro interesse primario è però rivolto alla realizzazione di composizioni musicali che possano essere eseguite dal vivo senza ausili tecnologici.

Ci interessa la trasformazione del flusso sonoro.

Nella nostra musica c’è un continuo cambio di strumenti anche all’interno di un singolo pezzo.

Un flusso di timbri in continuo divenire all’interno del quale è forse possibile cogliere qualcosa che sembra non mutare, ma che in realtà è anch’esso dinamico.

L’idea comunque di realizzare un cd anche come duo c’è e chissà se non accadrà…

 

Intervista al Duo Karina Stieren - Akshan di Marco Felice Bacigalupo

per emmebyrock Musica Teatro Arte Eventi